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Recensione

 

 

 

Etica e politica. Modelli a confronto, a cura di G. Cantillo e A. Donise, Guida, Napoli 2011, pp. 225  

Questioni di etica contemporanea, a cura di S. Achella, G. Cantillo e A. Donise, Guida, Napoli 2011, pp. 156  

 

 

L’interrogazione filosofica sull’intreccio tra etica e politica si confronta con una doppia sfida. Da una parte deve sottrarsi all’urgenza del quotidiano, alla ristrettezza della cronaca; dall’altra deve mantenere l’aderenza al piano dell’esperienza vissuta, della storia, della prassi, cercando nuove vie per attraversare tutte queste dimensioni senza distorcerle. I due volumi a cura di Giuseppe Cantillo, Anna Donise e Stefania Achella rispondono a tale doppia esigenza dando vita ad uno spazio di dibattito ampio e approfondito e al contempo sensibile alla plurivocità dell’esperienza morale.

Il primo volume è il frutto di un progetto di ricerca coordinato da Giuseppe Cantillo dal titolo Etica e politica: modelli a confronto. La tradizione del diritto naturale e il pensiero contemporaneo. La scelta di mettere a confronto “modelli” etici testimonia della necessità di individuare strutture teoriche riconoscibili, coerenti, che tuttavia rilancino il dibattito piuttosto che arrestarlo su una soluzione unica. I saggi attingono alle tradizioni filosofiche del giusnaturalismo, dello storicismo, del kantismo e neo-kantismo per illuminare la questione dell’etica e della sua responsabilità politica da prospettive non esclusive, senza richiudersi su una risposta definitiva. Etica e politica si delineano in questo caleidoscopio di posizioni come poli capaci di generare una tensione sempre rinnovata a partire dalla «spesso tragica opposizione tra ethos e kratos, tra morale naturale e potere/forza» evocata da Cantillo (G. Cantillo, La politica tra ethos e kratos, p. 12). La loro disgiunzione, che implica una separazione tra «etica dei principi ed etica dei risultati conduce [...] a una visione dicotomica dell’azione» (F. Totaro, Condizioni per la ricchezza etica della politica, p. 143), ovvero a una scissione che penetra sin nell’essere stesso dell’uomo. La domanda  che incrocia  i vari modelli è infatti una domanda antropologica. Quale soggetto è in gioco nell’agire politico e nelle scelte etiche? Quali forme di razionalità gli sono adeguate? Di quali modi della libertà è portatore? L’acuta analisi del paradossale «fatto della libertà» come tratto identificativo dell’esperienza morale umana sulla scorta del pensiero kantiano e della sua eredità (A. Donise, Kant e l’origine del dovere; S. Wagner, Etica e politica in Friedrich Adolf Trendelenburg; M. Anzalone, Libertà, coscienza e legge morale in Karl Heinrich Heydenreich) mostra efficacemente come il dovere etico e i conflitti che da esso derivano forniscano lo spazio necessario ad integrare la doppia appartenenza dell’uomo al regno del sensibile e dell’incondizionato. Su questa scorta anche la normatività della politica smette di essere un elemento estrinseco e si pone come esperienza cruciale dell’umano, nelle sue forme negative (M. Manfredi, Il disconoscimento pubblico tra etica e diritto; R. Diana, In difesa (parziale) dell’ipocrisia) e nella positiva costruzione di un’identità pratica (S. Achella, Identità pratica e integrità umana). In particolare, il riferimento all’integrità della persona e all’obbligazione verso la propria norma interna offre una chiave per leggere insieme l’istanza di universalizzabilità dell’etica e l’aderenza politica alle strutture storiche. In tal modo il dibattito sull’identità nazionale e sovranazionale e sulla Costituzione Europea (R. Peters, La Costituzione Europea tra passato e futuro) trova la sua giusta collocazione come prolungamento del problema dell’identità individuale, trasformandosi in un dibattito sulle fonti di legittimazione delle strutture politiche. 

Il guadagno teorico del mutuo rispondersi delle analisi critiche raccolte nel volume consiste in un ampliamento della prospettiva che sottrae il nesso etica-politica alle urgenze   del dibattito quotidiano e apre a una riflessione lucida, capace di farsi carico delle esigenze del presente insieme alla ricca eredità teorica delle diverse tradizioni storiografiche.

In Questioni di etica contemporanea la questione della fondazione dell’etica viene ulteriormente rilanciata. Il movente unitario della riflessione può essere rintracciato nell’analisi della «crisi dell’umano» indicata da Miano come crisi della speranza (F. Miano, Domande sull’uomo e responsabilità umana, p. 90) e nella connessa proposta di un «nuovo umanesimo» imperniato sulle nozioni di responsabilità e comunità (R. Bonito Oliva, Per un’etica allargata). Obiettivo della ricerca non è un nuovo soggetto, ma l’apertura di uno spazio in cui il soggetto umano riattinga a se stesso in nuove forme, attraverso filtri ideali e universalizzabili. Una possibile risposta a questa esigenza viene proposta da Cantillo sulle tracce  di Hartmann attraverso il «recupero dell’oggettivismo assiologico» (G. Cantillo, Per un recupero dell’ontologia, p. 14) che esige una comprensione a priori del valore stesso. D’altra parte si delinea la risposta correlativa  di un’etica materiale dei valori di matrice scheleriana (M. Lenoci, Il materiale e il formale nell’etica) che cerca di sviluppare una fenomenologia dell’esperienza morale. In realtà, il saggio di Cantillo aiuta a  conciliare apriori e storia . È la persona concreta a doversi far carico della mediazione tra l’ideale e il materiale, tra le condizioni storiche della scelta etica e l’assolutezza dei valori che la ispirano. È la persona a farsi portatrice di quella razionalità non «autosufficiente, autoreferenziale, astratta e purificata, ma al contrario [...] rimessa all’“essere” e alla “vita”» invocata da Crispini (I. Crispini, La “fragilità della morale”, p. 44) come la sola che può rendere conto dell’interazione umana, della crescita di una comunità, del vincolo della responsabilità reciproca. 

Il percorso dell’analisi si riavvia così attraverso le tappe successive di definizione delle prerogative e capacità della persona attraverso le figure del perdono (P. Colonnello, Alcune osservazioni su oblio e perdono nell’ermeneutica contemporanea) e della spiazzante nozione di akrasia (A. Donise, Brevi note sulla debolezza della volontà). Questa nozione viene utilizzata per mettere efficacemente a tema la pluralità di voci che costituiscono la vita etica e influenzano l’agire del soggetto. L’akrasia emerge così non come mera debolezza, ma come segno ineludibile dell’asimmetria interna tra ragione, sentimento e volontà con cui ciascuno di noi è alle prese e che costituisce la necessaria sfida per definire se stessi, per sviluppare – fenomenologicamente – il proprio “stile”.

Lo sviluppo della persona come soggetto morale avviene dunque attraverso un costante dialogo interno dai risultati non scontati e allo stesso tempo attraverso l’interazione con altri. Il «terreno di interferenza» evocato da Bonito Oliva contro l’appiattimento della semplice «pubblicità» (R. Bonito Oliva, Per un’etica allargata, p. 31) non è tuttavia solo armonica vita di comunità. Il saggio di Achella sul modello proposto dalla teoria dei giochi mostra piuttosto la centralità delle situazioni di conflitto e indaga la possibilità di «presupporre un sottofondo di interessi convergenti» (S. Achella, Ragione economica e ragione etica, p. 101) che ultimamente implica l’allargamento del concetto di ragione. In essa convergono elementi della tradizione, dell’istinto, dei simboli, che influiscono in maniera decisiva sul processo decisionale, pluralizzando l’idea stessa della razionalità. Come mostra Anzalone ripercorrendo la proposta apeliana, è possibile ed auspicabile differenziare il concetto di ragione per far spazio a una fondazione non deduttiva dell’etica.

Pluralità della ragione significa in un certo senso pluralità delle possibilità fondative. La ricchezza del volume risiede appunto nel non delineare un modello unico, una proposta teoretica assolutizzante, ma nell’individuare i necessari interlocutori dell’etica. La riflessione morale emerge così non come la formulazione più o meno dogmatica di risposte efficaci a circoscritti quesiti umani, quanto come la costruzione di uno spazio teorico in cui possa prendere vita un dibattito stratificato, in costante interazione non solo con le istanze politiche, ma anche con quelle dell’economia, della storia, del diritto. Il volume affronta in pieno e dà risalto a tale pluralità di voci contribuendo così a rivivificare la vocazione primaria della filosofia stessa: individuare strutture e modelli teorici non come cristallizzazioni dell’opinione, ma come tracce per lo scambio sempre aperto tra soggetti, tra comunità, tra discipline.

 

Alice Pugliese

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