Sul dono
secondo Marion.
Osservazioni
di Carmelo Vigna
1.La relazione di scambio nel dono non è evitabile. L’importante è scambiare un dono e non una cosa utile. Per scambiare un dono, occorre scambiarsi in senso trascendentale.
2.Un dono che prescinda dal donatore non ha senso compiuto, a meno che qualcosa non si doni. Ma se qualcosa si dona, non è qualcosa di (almeno) formalmente finito.
3.Senza infinito non vi è possibilità di costituire la figura del dono. Noi ne sappiamo per il fatto di possedere un’infinità formale o trascendentale.
4.Il gioco del dono appartiene però in prima istanza all’infinito in senso ontologico. Ma da questa parte sta il mistero. Che può essere un poco esplorato, se si guarda a ciò che ci doniamo nel rapporto di riconoscimento, cioè se si guarda al dono reciproco della libertà (della signoria).
5.Il rapporto di reciproco riconoscimento è il luogo storico del dono. La Trinità è il luogo metastorico del dono.
6.L’analisi del luogo storico del dono è fenomenologicamente eseguibile. L’analisi del suo luogo metastorico è una faccenda teologica. Si possono tuttavia costruire delle significative analogie.
7.Derrida presenta una riduzione trascendentalistica del donare (donare il tempo). Marion presenta una riduzione fenomenologica del dono. Entrambe le riduzioni abbisognano di un prolungamento metafisico : tendenzialmente rifiutato da Derrida, tendenzialmente proposto da Marion.
8.Il prolungamento metafisico nasce dalla analisi del donarsi. Chi si dona si sdoppia. Non si può essere nello stesso senso e sotto lo stesso rispetto dono e donante, come non si può essere nel contempo movente e mosso.
9.La polemica di Marion contro la causalità è equivoca. La causalità è vista in modo efficiente e per giunta come causalità fisica (cioè poi meccanicistica).
10. La polemica contro la “rappresentazione”, di ascendenza heideggeriana, riduce la presenza alla sua forma “neutra”, scambiando l’apparire con una certaforma d’apparire : quella che si relaziona all’oggetto al modo del dominio.
11. L’apparire in quanto tale precede i modi di apparire, cioè le molte forme di relazione intenzionale e le possibilita. L’apparire non è oltre le molte forme di apparire, ma esiste nelle forme d’apparire, una delle quali è insieme una e insieme fondamento delle molte : il puro e semplice apparire.
La relazione tra riduzione e donazione è una forma di dimostrazione.
Affinità con l’attualismo come negazione della presupposizione naturalistica e con la figura bontadiniana dell’unità dell’esperienza.
La donazione è lo stesso che l’identità intenzionale di idealismo e realismo.
Contro l’oggetto (Husserl) e contro l’accadimento (Heidegger).
C’è dell’essere che non è “dato”. Il dato è un tipo d’essere, non viceversa (l’errore principale di Marion ?).