
Barbarie inestirpabile
di Giovanni Invitto
L’integralismo non è solo quello religioso. Sta riavanzando un integralismo più pernicioso e subdolo: quello razziale. In periodi di miseria culturale il razzismo è la fenomenologia del disagio, la risposta rozza. Pochi giorni fa è avvenuto in un campo di calcio di un grosso centro del Salento che i tifosi della squadra locale abbiano inveito contro il portiere ospite, senegalese, con lo slogan: “Sporco negro. Fratello di Obama”. Inutile qui cercare la fonte, molto evidente, di chi, in Italia e non solo in Italia, ha innescato su e contro Obama l’irrisione razzistica. È lo stesso personaggio che aveva detto che la cultura occidentale è di gran lunga superiore alla cultura islamica: altra logora affermazione integralistica.
Ma non interessa qui una querelle esclusivamente politica. Si tratta di rendersi conto che la nostra comunità nazionale si era progressivamente attestata come una realtà dell’accoglienza, dell’intercultura, della pluralità. Quando scoppiano le crisi economiche, ci vogliono bandiere e slogan che distolgano dai reali problemi. Si creano miti negativi, ritornano fantasmi che pensavamo dissolti.
Ma laicità vuol dire consapevolezza che culture, fedi, valori sono relativi e che, quindi, pur se non condivisi, vanno rispettati. Ma qui ci troviamo, addirittura, davanti ad un fatto pre-culturale, qual è la razza e il colore della pelle.
E se i nuovi barbari fossimo noi?