Brunetta
e il Leone
di Umberto Curi
Nella babele dei commenti postelettorali, stupisce un dato, riportato con grande risalto da tutti i quotidiani. Ed è la sorpresa, ai limiti dello scandalo, manifestata da molti – a cominciare dallo stesso interessato – per la sconfitta di Renato Brunetta. Il quale ha addirittura predisposto un dossier, indirizzato a Berlusconi, per documentare il “tradimento” di cui sarebbe stato vittima, soprattutto da parte del popolo leghista. Non si sa quali preziose testimonianze il ministro della funzione pubblica abbia inserito in quel dossier. Ma se davvero è intenzionato a capire i motivi del suo insuccesso, farebbe bene a non dimenticare alcuni suoi recenti exploit. Come quando, in un’affollata assemblea pubblica di alcuni mesi fa, sotto l’occhio delle telecamere, aveva elegantemente sostenuto che i sindacati e la sinistra italiana, nel loro insieme, dovevano andare tutti in un luogo che la decenza impone di non nominare. O come quando ha accusato i pubblici dipendenti, nella loro generalità, di essere “fannulloni”, accomunando nella stessa greve censura tanti lavoratori onesti e virtuosi con alcuni isolati inadempienti. O come quando, a chi gli faceva rilevare che la sua crociata avrebbe dovuto cominciare dai politici, e specificamente da quelli del suo partito, veri e propri maestri di assenteismo, ha preferito far finta di niente. O come quando ha preannunciato misure severe contro la delittuosa consuetudine della “pausa caffè”, senza tuttavia spendere una sola parola contro gli immotivati privilegi di parlamentari e consiglieri di enti locali. O come quando ha promesso di rivoltare come un calzino la città di Venezia, strappandola al suo attuale declino, con ciò offendendo i sentimenti non solo degli amministratori uscenti (non poi così inetti, a giudicare dal voto), ma anche dei tanti cittadini della Serenissima che assolvono scrupolosamente ai loro compiti, e che non hanno bisogno di qualcuno che si autoproclami salvatore della patria. Insomma, vi sarebbe stato davvero da menare scandalo se un tale concentrato di arroganza e di brutalità, di narcisismo e di alterigia, di totale mancanza di rispetto per gli altri, fosse stato premiato dagli elettori veneziani. I quali hanno invece confermato che forse il leone di San Marco non ha più lo smalto di un tempo. Ma è ancora pronto a reagire se le provocazioni vanno oltre ogni limite di pudore.