Politici morali?
di Andrea Poma
In questi giorni noi cittadini ascoltiamo attraverso i media le opinioni degli esponenti dei partiti democratici sulle posizioni prese dall’on. Fini. Sono varie e articolate, ma spesso danno l’impressione di poca chiarezza. Credo che i politici debbano essere chiari con l’opinione pubblica, certo per l’obbligo che hanno di rendere conto al loro elettorato, ma anche per la responsabilità di coltivare alla chiarezza un’opinione pubblica ormai intossicata da un regime politico malsano e oscuro.
Un modo di fare chiarezza, mi sembra c’è: distinguere tra opinioni politiche e adesione alle regole della democrazia. Di fronte all’atteggiamento del partito di maggioranza, del suo leader e del Governo, che tende a ricondurre queste vicende ad una soap opera di conflitti tra persone, i partiti democratici dovrebbero aver chiara ed esprimere chiaramente la distinzione sopra indicata.
L’on Fini è un uomo politico che ha sempre espresso e difeso ideali e obiettivi propri della destra e anche oggi ribadisce questa sua posizione. E’ evidente che i partiti del centro e della sinistra non possono trovarsi in accordo con le sue posizioni solamente per un’alleanza tattica contro la maggioranza e il governo.
D’altra parte l’on. Fini ha levato una protesta contro l’assenza di democrazia interna e di adesione alle regole democratiche in generale da parte del leader del suo partito, del partito stesso di cui fa parte e del Governo che tale partito sostiene. Qui non si tratta di programmi politici, ma di regole generali democratiche, solo all’interno delle quali è legittimo esprimere tali programmi e perseguire tali fini.
Mi sembra che la posizione dei partiti democratici di fronte a questa protesta possa essere semplice e chiara: piena solidarietà e collaborazione con chi parla ed agisce per una restituzione piena ed effettiva delle regole della democrazia, per poter ricominciare, all’interno di queste regole, una sana dialettica sui differenti modi di progettare la società e di risolvere i suoi problemi.
Sottrarsi alla chiacchiera personalistica, che in questi tempi ha già gravemente corrotto l’opinione pubblica, e prendere una posizione che distingua chiaramente tra la piena solidarietà nella lotta per la difesa del regime democratico e la distanza tra gli obiettivi politici è un dovere stretto per chi ha il dovere e la responsabilità di presentare alla società i veri termini della politica.
Immanuel Kant, nella sua opera del 1795, Per la pace perpetua, formulò la fondamentale distinzione tra il “moralista politico” e il “politico morale” e definì il primo come colui che “si foggi una morale secondo gli interessi dell’uomo di Stato” e il secondo come colui che “intende i principi della prudenza politica in modo che possano coesistere con la morale”. Mi sembra che l’attuale situazione sia un bell’esempio della differenza tra queste due prospettive.