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Laicità e laicismo

di Giovanni Invitto

Sono passati molti decenni da quando Carlo Arturo Jemolo, noto intellettuale cattolico-liberale, distinse la nozione di laicità da quella di laicismo, vedendo nella prima un atteggiamento nei confronti delle realtà storiche compatibile con la fede e con l'adesione a una confessione. Pensando a Jemolo e alla sua distinzione, suona strano che il tema della laicità sia talvolta presentato come una sfida e, addirittura, come una sfida che dovrebbe caratterizzare il nostro impegno per il terzo millennio.

Rimane, invece, il solito conflitto tra istituzioni e popolo: e non individuarlo nella sua specificità fa cadere in integrismi opposti, presentando la laicità come laicismo, rifiuto di ogni forma di fede, ritenuta detrito invadente e ostacolo ad una emancipazione globale. Invece, la definizione di laicità come politica che recupera ampi orizzonti ideali e, al tempo stesso, si pone come modello di realismo politico, indica come il discrimine non debba essere più posto tra laici e cattolici, ma tra laici (credenti e no) e dommatici (laicisti e no). Solo questa pare una corretta impostazione del problema. Le polemiche con le visioni teocratiche possono affiancarsi ad un itinerario di pensiero e di emarginazione che attraversa anche l'esperienza secolare dei credenti. La logica del "continuismo nella verità", spesso contestata alla Chiesa cattolica, ha il corrispettivo storico in certo laicismo intollerante e pregiudiziale. Proprio per questo sorprende quando si ricordi che il termine “laico” è nato nella chiesa cattolica.

Quindi, l'invito alla laicità, come sfida per i secoli futuri, non si rivolge solo agli interlocutori cattolici, ma comporta una nuova "koinè", una sorta di esperanto etico su cui costruire insieme discorsi che superino la fase, necessaria ma vecchia, del "dialogo". Se non si percepisce questo "di più", ricadiamo in neo-integrismi antifideistici e si perde il rispetto reciproco. L'"uomo planetario" prefigurato nella pregnante profezia di Ernesto Balducci, produce una religiosità laica e universalistica che comporta il superamento delle parcellizzate religioni confessionali.

Laicità vuol dire non solo rispetto delle differenze, ma soprattutto accoglimento e valorizzazione delle stesse, attraverso chiari percorsi politici.

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