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Il surrealismo fenomenologico di

Giancarlo Rota

di Gianfranco Dalmasso

La mancanza di sensibilità  e di cultura epistemologica, che per lo più affligge oggi gli scienziati, costituisce un inconveniente sia per la pratica scientifica sia per  il ruolo della scienza nei contesti dell’attuale società.

Gian-Carlo Rota, noto matematico e fenomenologo scomparso dieci anni fa, ha incarnato invece, al massimo grado, tale sensibilità e tale cultura. Italiano di nascita, ma trasferito negli Stati Uniti in giovane età, ha ricoperto prestigiosi incarichi, tra i quali ricordiamo quelli di Professor of Applied Mathematics and Philosophy al MIT, di consulente del Los National Laboratory e di membro del comitato scientifico della Scuola Normale di Pisa.  

Alla sua memoria è stato dedicato il convegno internazionale tenutosi tra 16 e il 18 Febbraio presso l'Università degli Studi di Milano nel decennale della sua scomparsa. L’iniziativa è stata promossa dai dipartimenti di Informatica e Comunicazione e di Tecnologie Informatiche, dell’Università di Milano, e dal Dipartimento di Filosofia dell’Università della Calabria ed è stata patrocinata da numerose istituzioni tra le quali ricordiamo le Facoltà di Lettere e Filosofia delle Università di Milano e della Calabria e dalla Scuola Normale Superiore di Pisa. Il convegno è stato organizzato da un comitato scientifico composto da Ernesto Damiani, Ottavio D'Antona, Vincenzo Marra, matematici dell’Università di Milano, e Fabrizio Palombi, filosofo dell’Università della Calabria. 

Il titolo scelto per la conferenza, L'impronta digitale di Gian-Carlo Rota: biglie, scatole e filosofia, allude a un celebre aforisma dello studioso statunitense che definiva la combinatoria come una ricerca sulle differenti modalità di disporre delle biglie in alcune scatole.  Questa metafora descrive una metà del convegno dedicata alla sua ricerca matematica che ha visto impegnati studiosi del calibro di John Horton Conway, docente dell’Università di Princeton, famoso per le sue ricerche nelle teorie dei gruppi, dei giochi, dei nodi, dei numeri e noto al grande pubblico per i suoi testi di divulgazione scientifica.  Conway ha tenuto un interessante relazione nella quale ha esaminato alcuni aspetti della teoria del libero arbitrio alla luce della meccanica quantistica proponendo alcune suggestive conseguenze filosofiche. Tra i matematici presenti ricordiamo inoltre Henry Crapo, docente della EHESS di Parigi, che si è occupato della valorizzazione di specifici aspetti della geometria sintetica e della ricerca matematica del diciannovesimo secolo proposta in alcuni scritti di Rota. Altri interventi che hanno esaminato diversi aspetti dell’attività di ricerca e della formazione matematica dello studioso statunitense sono stati quelli di Andrea Brini, dell’Università di Bologna, Joseph Kohn , dell’Università di Princeton, e Daniele Mundici, dell’Università di Firenze.

La seconda sezione del convegno è stata dedicata alla filosofia con un ricco dibattito che si potrebbe ricondurre, in grande approssimazione, a due filoni. Il primo è stato animato da Carlo Cellucci, dell’Università di Roma “La Sapienza” e da Massimo Mugnai, della Scuola Normale Superiore di Pisa, che hanno proposto una sorta di bilancio complessivo della riflessione filosofica di Rota. Il secondo è stato interpretato da Francesca Bonicalzi, dell’Università di Bergamo, da Elio Franzini, dell’Università Statale di Milano, e da  Palombi che hanno valorizzato la funzione antiscientista e antiriduzionista della ricerca fenomenologica dello studioso statunitense. 

Cellucci ha esaminato quattro questioni riguardanti la matematica: esistenza dei suoi oggetti, il valore delle sue definizioni, la nozione di dimostrazione e la questione più generale della sua relazione con la filosofia.  Il contributo di Cellucci si è avvalso di un’interpretazione euristica degli oggetti matematici secondo la quale essi devono essere intesi come ipotesi specificamente formulate “per risolvere problemi”. In questo modo sono state affrontate tutte le controverse questioni riguardanti lo statuto ontologico  degli oggetti matematici e, in particolare, è stato dissolto il problema riguardante la loro esistenza.

Il confronto con Rota si è sviluppato selezionando le argomentazioni utili a criticare l’opinione standard presentata dalla filosofia della matematica di stampo logicista e analitico da lungo tempo egemone. Cellucci, in particolare, ha mostrato di condividere le tesi di Rota che interpretano la dimostrazione come collegamento tra differenti campi della matematica e apprezzato quelle inerenti il valore descrittivo della filosofia della matematica. 

Cellucci ha criticato alcuni aspetti della riflessione di Rota, che reputa incongruenti, riguardanti l’interpretazione aprioristica e analitica (in senso kantiano) delle leggi scientifiche, la sua incapacità di scegliere tra il carattere fisico o mentale del fenomeno dell’identità e la sua insufficiente autonomia nei confronti del metodo assiomatico.  

Cellucci, al fine d’individuare il posto che Rota occupa nella filosofia della matematica,  ha richiamato una recente classificazione degli studiosi di questo campo in relazione alle due categorie contrapposte del “mainstream” e del “maverick”. La prima interpreta la matematica come un “corpo di conoscenze statico” ed è principalmente interessata al problema della sua giustificazione mentre, la seconda, la legge in termini dinamici e si occupa dei problemi riguardanti sua crescita. Cellucci non ha avuto dubbi nel collocare Rota nella seconda categoria per la sua capacità d’illuminare importanti aspetti della pratica matematica con osservazioni penetranti.

Anche Mugnai ha presentato Rota come un irregolare della filosofia in grado di segnalare problemi e investigare prospettive che sfuggono agli studiosi interni al suo campo disciplinare. In particolare egli ha giudicato le sue critiche alla filosofia analitica come una legittima reazione alla deriva scolastica subita da una parte significativa di questa corrente. A suo parere, esistono una serie di limiti e difficoltà contenuti negli scritti di Rota che si manifestano qualora siano esaminati da una prospettiva storiografica rigorosa. Tra questi i più evidenti sono costituiti dalla particolare accezione che Rota attribuisce a due importanti concetti: il riduzionismo e lo psicologismo.

L’interpretazione che Rota propone del riduzionismo sarebbe, a suo parere, inadeguata perché lo identifica con il meccanicismo ottocentesco. Si tratta di un’osservazione pertinente che è stata approfondita e rettificata dal secondo filone d’interventi. 

Agli occhi di Mugnai è insoddisfacente anche l’accezione di psicologismo proposta dal filosofo statunitense che si richiama all’interpretazione del pensiero in termini strettamente neurofisiologici. Mugnai ha contestualizzato storiograficamente  lo psicologismo per mostrare che il bersaglio polemico di Husserl fosse rappresentato dall’introspezionismo, che assumeva il  punto di vista   del soggetto empirico come accesso “privilegiato accesso” ai fenomeni mentali, e non da un riduzionismo neurologico.

Infine, secondo Mugnai l’insufficienza della logica per la fondazione delle nuove scienze,  denunciata da Rota, è condizionata dalla sua eccessiva attenzione alla logica classica e trascura completamente le importanti e recenti conquiste di altre branche di questa disciplina.

Il concetto di verità e la sua articolazione in due distinte accezioni, filosofica e matematica, è l’impegnativa questione che è stata esaminata dalla Bonicalzi. Il suo percorso è partito da  alcuni noti articoli di Rota, nei quali si  denuncia il tentativo di ridurre  la verità filosofica a quella matematica, per individuare le condizioni di possibilità storiche e teoriche  di tale riduzione.  In questo modo viene evidenziata l’importanza della  “torsione nel pensiero” operata da Descartes e Leibniz che trasforma la verità da “disvelamento”  a “dispositivo proposizionale”. Un approccio implicito nel dibattito gnoseologico sul metodo che, nei secoli successivi, viene progressivamente rinchiuso in un perimetro tecnico, logico e linguistico.  Il risultato è la confusione tra le due accezioni di verità denunciata da Rota e l’identificazione della riflessione filosofica con una sorta di sofisticata analisi logica e linguistica. La nota etimologia greca della parola ‘metodo’ è stata richiamata dalla Bonicalzi per esortare  la filosofia a ritrovare la propria strada costituita dalla ricchezza del senso e non dall’esattezza del calcolo.

Franzini ha evidenziato il valore antiriduzionista degli scritti di Rota e la loro importanza  per criticare le recenti interpretazioni filosofiche delle neuroscienze e del cognitivismo. In questo modo ha ribadito l’impossibilità di ridurre la coscienza ai suoi sostrati materiali soggiacenti senza incorrere nell’errore naturalista già denunciato da Husserl. Le argomentazioni di Franzini si sono avvalse di uno dei principali contributi teorici di Rota rappresentato dalla rilettura della teoria husserliana della Fundierung ed esaminato  da Palombi nel libro La stella e l’intero (Bollati Boringhieri, 2003). Questo volume è stato spesso richiamato nel convegno e costituisce un interessante punto di riferimento per affrontare la ricca ma eterogenea produzione filosofica dello studioso statunitense. L’elaborazione di una mereologia antiriduzionista, che trovi il suo nucleo nella Fundierung, è stata giudicata da Franzini un utile strumento per criticare gli esiti scientisti di una parte della riflessione filosofica contemporanea che, a nostro avviso, talvolta arrivano a lambire anche studiosi di formazione fenomenologica.

L’intervento di Palombi, allievo di Rota e curatore dei suoi scritti filosofici, si è soffermato sul peculiare realismo fenomenologico che caratterizza la riflessione dello studioso statunitense. Affermare che la fenomenologia sia una forma di realismo equivale, per lo studioso statunitense, a rivendicare il suo valore e la sua concretezza in opposizione allo  scientismo, al riduzionismo e al naturalismo. Il realismo fenomenologico viene usato da Palombi per esaminare i diversi campi d’interesse di Rota riguardanti i fenomeni dell’orlo e la situazione emotiva. Trasversale a questi temi è l’analisi del fenomeno della comprensione e dei due versi, opposti e complementari, che la caratterizzano. Nel primo la condizione di possibilità della comprensione umana è rappresentata dal nostro corpo e dal suo sistema nervoso che, attualmente, sono studiati dalle neuroscienze. Nel secondo è la comprensione umana che, in senso logico e storico, rende possibile la scoperta del neurone. È questa seconda prospettiva, autenticamente filosofica, che permette di valutare la cellula nervosa come un concetto derivato che appartiene alla scienza e non all’originario essere-nel-mondo indagato dalla fenomenologia. Secondo Palombi, Rota attualizza la critica fenomenologica al naturalismo e allo psicologismo per dimostrare che l’analisi filosofica del fenomeno della comprensione umana non possa essere ridotta, sostituita o confusa con quella scientifica. In questo modo lo psicologismo assume un significato assai diverso da quello che possedeva nel secolo scorso e il valore di uno strumento teorico che Rota impiega per decostruire alcune tesi filosofiche proposte dai sostenitori dell’Intelligenza Artificiale.

Questo approccio si può applicare anche all’attuale confronto filosofico che coinvolge il patrimonio genetico, i moduli mentali  o le moderne tecniche d’indagine diagnostica. La grande importanza attribuita da Rota alla tonalità affettiva e il suo rifiuto di redigere delle gerarchie ontologiche, che affermino la priorità della dimensione fisica rispetto alle altre, è stata utilizzata da Palombi per definire la filosofia dello studioso statunitense come una forma di surrealismo fenomenologico.

Tutti gli interventi del convegno saranno raccolti in un volume di atti, pubblicato in lingua inglese e intitolato From Combinatorics to Philosophy, arricchito dai contributi di altri studiosi sia di formazione filosofica sia matematica che hanno partecipato al dibattito. Il testo sarà prossimamente pubblicato da Springer, a cura del comitato scientifico, secondo le modalità indicate sul sito web del convegno http://ra.crema.unimi.it/Rota2009

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